Milano Marittima – Nello sguardo, nella mente, nel cuore

Gianfranco Lauretano - Milano Marittima: Nello sguardo, nella Mente, nel Cuore

Sua maestà, il pino

Quando, arrivando dal centro storico, si attraversa il ponte della Torre che a Cervia quasi si specchia nelle acque del canale, i primi grandi pini sulle strade già preannunciano una città davvero particolare. Basta lasciarsi alle spalle la mole dei Magazzini del Sale che sonnecchiano sempre sul canale ed addentrarsi per le strade che puntano a nord perché quella prima sensazione diventi una certezza: ci troviamo in una città unica, cresciuta sotto i pini, quasi nascosta dalla loro alta austerità. Non poteva che essere così per un luogo che è frutto dell’intuizione di un artista, il pittore milanese Giuseppe Palanti. Quando quell’intuizione cominciò a concretizzarsi attraverso la costituzione della “Società Milano Marittima” che avrebbe costruito quella città, Palanti l’aveva detto: «Meglio rinunciare a qualcosa ma salvare il Pineto». Com’è bello quel maschile, il “pineto”, usato così evidentemente per quella che doveva essere un’altra passione dell’artista, la poesia di D’Annunzio, lo scrittore de “La pioggia nel pineto”. Ma, maschile o femminile che sia, i pini sono ancora lì, si levano in alto quasi ad affermare un predominio, una supremazia su qualsiasi opera dell’uomo. Milano Marittima è un luogo in cui i pini sembrano spuntare ovunque, con un divertentissima sfacciataggine. In certe viuzze spuntano addirittura dall’asfalto, in mezzo alla carreggiata, in barba alle automobili; spuntano dal selciato dei marciapiedi, costellano le aiuole e le rotonde, i giardini e i cortili di case, villette, alberghi; spuntano persino dentro ai locali, in mezzo alla sala da pranzo di una pizzeria, tra i tavolini dei bar. Ed hanno ragione loro, perché sono qui da prima, avevano già colonizzato e rassodato la terra, conquistandola ai capricci del mare e rendendola fertile e abitabile.

Evidentemente l’artista e urbanista Palanti ha visto e sognato bene: chissà se arrivando a Cervia, città di cui era letteralmente innamorato, avrà sostato “su le soglie del bosco”, in quella pineta che ancora ne occupa una vasta fetta di territorio e avrà detto a se stesso “taci”, per ascoltare le “parole più nuove” che “su i pini scagliosi e irti” gli suggerivano il progetto della nuova città. Di fatto pineta e abitato si abbracciano, si compenetrano, sono quasi consustanziali. La pineta forma un tetto sopra i tetti delle case; mai come in questo luogo si “entra in città”, perché essa è tutta interna, interiore, dentro un giardino verdeggiante. Inoltre le migliaia di pini stabilizzano l’aria, proteggendola dalla calura del sole estivo e dagli schiaffi del vento che d’inverno fa i dispetti dal mare, e soprattutto la profumano, spandendo quella sua caratteristica fragranza, così fresca e riposante. Si può passeggiare nella pineta vera e propria, il grande parco che circonda la città, o andare in gelateria, poco importa: il profumo e la freschezza ci raggiunge ovunque. “E immersi /noi siam nello spirto/silvestre,/d’arborea vita viventi” diceva D’Annunzio, e questo è rimasto: si coglie immediatamente, giungendo a Milano Marittima, come la città sia “d’arborea vita vivente”.