Preghiera nel corpo

Gianfranco Lauretano - Preghiera nel corpo

In questo libro non bisogna cercare parole. Voglio dire che non c’è letteratura. C’è un’attenzione costante al divenire incessante delle cose: gli eventi, i sentimenti, le materie, il gioco delle speranze, il precipitare dei dolori. Quando il poeta parla di memoria, parla di qualcosa che non gli appartiene del tutto, qualcosa che si accumula in lui e chiede continuamente di essere visitata. Si ripercorre tra le parole, per mezzo delle parole, una realtà nota che diventa sconosciuta e ancora più nota, e una realtà sconosciuta che affiora all’occhio, all’orecchio, al cuore.
Il procedere stesso della poesia di Lauretano (…) non è uno “scandire” o un “costruire”, ma un fluire del periodare, un modo, sia pure grossolano come accade con la parola (“all’alta fantasia qui mancò possa” e non solo per dire di Dio, ma comunque per dire di qualsiasi realtà) di seguire i movimenti dell’anima e il suo dire. La sua è una logica interna, dettata dal sopravvenire delle immagini o dei pensieri concatenati ai suoni, non dall’intenzione mentale o dalla volontà strutturale. Molto significativi quei due versi: “Che fatica stare sempre/alle cose misurabili”. C’è un bisogno di libertà e di adesione a ciò che è appunto un “fluire”.

Franco Loi

L’ordine

Ma cosa vuoi che non scriva
che pensi al tempo perso, devo
senza pensare, devo una pronuncia
carica, sporca, per tutti questi
fratelli estranei, il mutismo
per loro perché possano
splendere portando il dolore
che si può solo portare
per i padri che sprofondano
i maestri senza giardini nella testa
per gli ascoltatori che arrancano
e non capiscono più assolutamente niente.

Appena rannicchiata, nella sua metà

Appena rannicchiata, nella sua metà
di automobile, fissa con un sorriso
assorto la strada fedele al fosso
che si snoda come un serpente fra i campi.
C’è un sole arancione e mi ricordo
una luce bella sul suo profilo
la dolcezza sobria, lo stupore quando
vede un bell’albero o una casa
il ridacchiare per le mie battute.
Per quanto durerà, qui, quella gioia?
E si sarà accorta di essere un regalo?

Credo che ogni cellula di noi

Credo che ogni cellula di noi
sia costituita per stare davanti
a qualcuno, cosicché fisicamente
ogni incontro dimenticato
è una ribellione delle cellule
– dello stomaco ad esempio
o degli occhi. Quando era qui
non parlavo ero così stupido
da non avere tempo per fare
la cosa inutile di chiacchierare
con lui. Dovrò chiederne perdono.
Delle cose inutili, che non faccio mai
o che faccio solo quando scrivo.

I fiori sono inutili e i fratelli

I fiori sono inutili e i fratelli
non servono per vivere senza peso
non risolvono niente, stanno lì.
Sono l’amore e l’amore
è, appunto, staccato
sta di fronte: lo sento
l’inutilità che è l’amore
qualcosa che non sta in me
né nei fiori o nei fratelli.

Quindici Dicembre

I
Quando siamo arrivati la nonna
era già addormentata. Già bianca
come la sposa di un marito
finalmente fedele, già terribile.
Allora l’ospedale è diventato
un grembo e tutti eravamo più terra
più acqua, più pulsazione.

Ma vederla lì… come un muro
non ci avrebbe più parlato più
sorriso col suo splendido sorriso
di madre. Mai più. Un’offesa
un pugno il suo non-sguardo
quell’insopportabile non-saluto.

II
Il nonno morì nel ’40 in Albania
e lei che aveva 32 anni
non si è più risposata
rimanendo sola con le tre figlie.
Stasera si rivedono. Dopo 49 anni
si rivedono. Cosa si staranno dicendo?
Riusciranno a parlare? Ci sarà bisogno?
E cosa penserà la nonna, adesso
che vede tutto? Peneranno per noi
per tanta idiozia? Si terranno
abbracciati, per recuperare?

Questa poesia chiede per lei
quella pace. E che la chieda sempre
ogni volta che qualcuno la leggerà
con la stessa origine del mio dolore.

La parola ha un destino solo

La parola ha un destino solo
morire. Io ad esempio sono parole.
Sei tu che vivi e non hai lingua
ma gesti e quel pezzo di cuore
che hai voluto darmi con la mano
si salverà, i gesti sono immortali.

Malinconia in città il primo

Malinconia in città il primo
giorno dalla sua partenza
ogni volta che mi torna in mente
mi sento abbandonato e senza scopo
come fa, come fa così piccola
a riempirla, come facciamo
noi a riempire la terra
tanto da essere bella solo
perché siamo noi a guardarla
– e che sarebbe senza scopo
senza noi, così senza mente
senza centro e poveri alberi
povere montagne, poveri animali
cosa esisterebbero a fare
sarebbero come un campo
di battaglia finita la guerra
come Cesena a quest’ora
senza quella minuscola donna.

Tutto è apparecchiato per la sete

Tutto è apparecchiato per la sete
uno schermo di pioggia
allontana dalle solite mete
il centro è irraggiungibile.
Sembra tutto in ordine se piove
con quel rumoresilenzio
che fa l’acqua, ma è un caso.
È caso stare qui, è caso ogni goccia
scende per caso a distanza
casuale dalle altre e cadrà
a caso sull’asfalto e per tutti
è terrificante, corrono brigano
riempiono per non pensarci
ma caso è un nome
come un altro per chiamarti.